Come difendere i propri figli dal bullismo
Oggi basta vedere un telegiornale per ascoltare quasi quotidianamente storie atroci e assurde di violenza da parte di branchi di bulli, si organizzano convegni nelle scuole, si scrivono articoli, si stilano protocolli anti bullismo nelle scuole, eppure questo drammatico fenomeno sembra ancora lontano dall'essere compreso, se ancora non si riesce a sviluppare una sensibilità comune, una competenza per stroncarlo sul nascere.
E allora parliamone ancora e poi ancora per sensibilizzare proprio tutti, genitori in primis ma anche amici, insegnanti, baby sitter, bidelli, medici, autisti di pullman scolastici e di linea, baristi, dipendenti delle sale giochi, persone sensibili e intuitive che ruotano intorno al mondo dei bambini e dei ragazzi.
Parliamone per informarci e per sapere cosa dover osservare, cosa dover fare se abbiamo dei dubbi, per sentirci più capaci di gestire la situazione e meno reticenti anche solo a palesare il sospetto che nascondiamo dentro di noi.
Autore: Dott.ssa Laura Gaudiosi
Servizio: Consulenza alla genitorialità (prima infanzia, seconda infanzia, figli adolescenti)
Servizio: Consulenza alla genitorialità (prima infanzia, seconda infanzia, figli adolescenti)
COME DIFENDERE I PROPRI FIGLI DAL BULLISMO
Solo negli ultimi mesi sono almeno sei persone. Quando è accaduto, la maggior parte di loro erano adolescenti ed era tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta quando il fenomeno forse ancora non era così noto.
Sono almeno sei le persone che seguo in psicoterapia e che mi chiedono aiuto per motivi diversi: sintomi d’ansia, sensazione di vuoto e solitudine, confusione, sfiducia negli altri e difficoltà a creare relazioni intime adulte profonde, tendenza a cambiare partner, attacchi di ansia o panico, svenimenti, impulso ai tagliarsi sul corpo. Eppure durante il mio delicato lavoro di ricerca nel passato, dei luoghi e dei tempi antichi dove hanno origine le fragilità personali a causa delle quali oggi sviluppano questi sintomi, sono arrivata sempre lì, e lì ci siamo fermati a lavorare: agli episodi di bullismo subiti ai tempi della scuola.
Per ciascuno oggi ha assunto una forma e un sintomo diverso, ma la storia comune è quella.
Oggi basta vedere un telegiornale per ascoltare quasi quotidianamente storie atroci e assurde di violenza da parte di branchi di bulli, si organizzano convegni nelle scuole, si scrivono articoli, si stilano protocolli anti bullismo nelle scuole, eppure questo drammatico fenomeno sembra ancora lontano dall'essere compreso, se ancora non si riesce a sviluppare una sensibilità comune, una competenza per stroncarlo sul nascere.
E allora parliamone ancora e poi ancora per sensibilizzare proprio tutti, genitori in primis ma anche amici, insegnanti, baby sitter, bidelli, medici, autisti di pullman scolastici e di linea, baristi, dipendenti delle sale giochi, persone sensibili e intuitive che ruotano intorno al mondo dei bambini e dei ragazzi.
Parliamone per informarci e per sapere cosa dover osservare, cosa dover fare se abbiamo dei dubbi, per sentirci più capaci di gestire la situazione e meno reticenti anche solo a palesare il sospetto che nascondiamo dentro di noi.
Thomas Jefferson autore della dichiarazione d’indipendenza nel 1776, a sostegno dell’egualitarismo formale e legale di tutti gli esseri umani negli Stati Uniti, scriveva:”l’eterna vigilanza è il prezzo della libertà”.
LE TESTIMONIANZE
Non ha mai capito perché le sia successo tutto questo. A. sa solo che da un anno e mezzo quando passava lungo i corridoi i compagni smettevano di parlare e la guardavano. Alcuni ridevano, altri la offendevano palesemente. A., che oggi ha 16 anni, inizialmente non ci ha fatto caso. Poi quando tutti i suoi amici le hanno voltato le spalle ha capito che qualcuno aveva deciso di rovinarle la vita. Un compagno di scuola, un ragazzo ripetente, l'aveva scelta come vittima ai tempi delle Medie.
Forse perché A. era carina e non gli dava attenzione. Due anni dopo lei, studentessa delle Superiori in un Liceo, è salita su un palco davanti a circa 700 ragazzi per dire che di bullismo si può morire, ma anche guarire. Lei ce l'ha fatta grazie a una lettera, grazie all'abbraccio interminabile e soffocante di una madre che la vedeva appassire senza capire il perché e che solo poche settimane fa ha scoperto che la sua bambina era diventata per tutti ai tempi delle medie "la poco di buono che fa sesso con chiunque".
Un incubo durato due anni: «Ho buttato fuori il dolore per la prima volta», racconta la ragazza. «Una professoressa ci aveva chiesto di scrivere una poesia, io ci ho messo dentro anche la mia storia, mi è servito tanto, è stata la mia salvezza». Quando Luca Pagliari, il giornalista e comunicatore diventato il nemico numero 1 di bulli e cyber bulli era stato nella sua scuola per il primo incontro della campagna "Socialmente Consapevoli“, la ragazza ha capito che era arrivato il momento di rompere il silenzio. Ha parlato degli insulti, delle telefonate, delle chat su whatsApp in cui lei era "la puttana che la dà a tutti". Ha parlato del peso degli sguardi appiccicati addosso, della solitudine, dell'essere rimasta «con una sola amica che ha sempre creduto in me». Ha raccontato anche della voglia di farla finita, dei gesti di autolesionismo. Poi la poesia, la telefonata di Pagliari, la necessità di confrontarsi. La verità è venuta fuori. Ed è iniziata la risalita.
Altri casi sono più drammatici come nella storia di C. che, costretta a rientrare a scuola dove era presa di mira da alcuni compagni, si è sentita senza via di scampo e ha optato per quel gesto sconsiderato. Stava vivendo un dramma e non ne aveva parlato a nessuno. Forse si vergognava, pensava di non potersi fidare di nessuno. In effetti se un ragazzo è preso di mira dai compagni raramente lo fa sapere, magari per paura di non essere creduto dall’adulto, magari perché si sente fragile teme per la propria incolumità fisica o di venire escluso in misura maggiore di quanto non stia già accadendo e peggiorare ulteriormente la situazione.
Nessun movente apparente come nelle storie di tanti che improvvisamente si ritrovano ad essere etichettati come i "portajella della classe", sistematicamente esclusi dai giochi o nei gruppi di studio perché nessuno li sceglie o li invita a partecipare in una specie di gioco perverso di gruppo.
La cosa più disarmante è non sapere perché sei finito nel loro mirino.
LO CHIAMANO BULLISMO
E’ una forma di aggressione in cui uno, ma spesso più ragazzi, ripetutamente e intenzionalmente offendono intimidiscono, molestano o picchiano un compagno percepito come incapace di difendersi e per questo designato come vittima.
La vittima dal canto suo si colpevolizza anche da sola come se qualche propria caratteristica potesse davvero giustificare le persecuzioni.
Il Bullo tende a umiliare la vittima come se ciò che fa non avesse un impatto emotivo sulla vittima, come fosse un modo di “scherzare" e questo fa sì che anche altri oltrepassino i limiti e si accaniscano contro un compagno considerato inferiore e contro cui sembra più lecito o meno grave esercitare violenza.
Il bullo non comprende la gravità del suo comportamento: fa il prepotente per divertirsi, per mettersi in mostra agli occhi dei compagni. Lo dimostra il fatto che, come condividono i miei pazienti, i bulli a distanza di dieci o vent’anni dalle aggressioni chiedono l’amicizia su facebook, o favori in virtù dell’attività professionale della vittima o invitano per un caffè al bar se incontrati per strada.
La vittima può suscitare gelosia per un’amicizia che ha, oppure suscita invidia per il suo successo scolastico o personifica quelle caratteristiche di fragilità e debolezza in cui il bullo non vuole riconoscersi e da cui fugge inconsapevolmente, e che attacca altrettanto inconsapevolmente.
Ne consegue "un gioco perverso senza vincitori né vinti" in cui è difficile a volte distinguere nel tempo tra vittima e carnefice. Il carnefice di oggi è stato la vittima di ieri o sarà la vittima di domani se nessuno si accorge di ciò che sta facendo. Studi longitudinali infatti dimostrano l’evoluzione verso azioni antisociali, delinquenziali in età adulta del bullo.
I NUMERI
Secondo le indagini ISTAT 2018 in Italia un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo. L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni anche se il periodo più critico sembra essere fra 11 e 13. È quanto emerge da uno studio dell’Istat che fotografa la situazione dell’anno 2014. Secondo i dati del Rapporto Censis 2016 il 52,7% degli studenti tra 11 e 17 anni nel corso dell’anno ha subito comportamenti offensivi, o violenti da parte dei coetanei.
Il cyber bullismo è l’altra faccia della stessa medaglia. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza il 10% degli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni subisce cyber bullismo rispetto all’8,5% dei ragazzi più grandi tra i 14 e i 19 anni. Le femmine sono ancora le vittime predilette (70%) dai cyber bulli che sono per oltre il 60% di sesso maschile.
Bullismo e Cyber bullismo sono fenomeni in aumento nel nostro Paese.
TIPI DI BULLISMO
Il bullismo può assumere molte forme:
- Fisico quando comprende botte, sgambetti, calci, furto o danneggiamento degli oggetti di proprietà della vittima.
- Verbale quando include prese in giro, appellativi ingiuriosi, dispetti e commenti sessuali inappropriati.
- Psicologico o sociale quando comporta diffondere voci false su un ragazzo, imbarazzarlo in pubblico o escluderlo da un gruppo.
- Virtuale (il cyber bullismo) che prevede l’utilizzo di un mezzo elettronico per diffondere contenuti usati per minacciare o danneggiare la vittima.
I CAMPANELLI D ALLARME
Subire atti di bullismo da bambini o adolescenti può avere conseguenze per tutta la vita.
È possibile però imparare ad ascoltare le preoccupazioni dei nostri ragazzi e riconoscere i segni del disagio per capire insieme cosa fare.
Se vostro figlio viene bullizzato potrebbe non parlarne per paura o imbarazzo. I segnali di avvertimento potrebbero essere vaghi e simili ai campanelli di allarme che riguardano altri problemi di salute. Attenzione però a cambiamenti improvvisi tra cui:
- Bruschi cambiamenti di umore: Tristezza ricorrente dopo essere stati al telefono oppure online senza una spiegazione ragionevole, ansia, bassa autostima, pensieri autolesionistici e suicidi.
- Problemi fisici: mal di testa, di pancia, di stomaco o altri problemi fisici. Insonnia, cambiamenti nelle abitudini alimentari.
- Andamento scolastico: oscillazioni inaspettate nel rendimento, perdita di interesse e di motivazione allo studio. Le vittime, infatti, possono aver paura di andare a scuola e hanno maggiori probabilità di avere voti bassi, di essere sospesi, di perdere saltare o abbandonare la scuola.
- Abuso di sostanze: c’è maggiore probabilità che gli adolescenti facciano uso di alcool droghe o farmaci.
- Violenza: anche se raramente possibilità che reagisca in modo violento contro i persecutori.
- Perdita o rottura di vestiti, oggetti elettronici o altri beni personali.
- Disinteresse improvviso per gli amici o per uscite di gruppo.
COSA FARE SE VOSTRO FIGLIO E’ VITTIMA DI BULLISMO
Se sospettate che vostro figlio sia vittima di bullismo dovreste:
- Incoraggiarlo a condividere le sue preoccupazioni. Restate tranquilli, ascoltate in modo amorevole, esprimete comprensione e interesse. Ricordate che una parte del ragazzo sente che la persecuzione è “giusta” perché si percepisce “diverso" dagli altri a prescindere dal bullismo che subisce. Ricordategli che non deve sentirsi colpevole di essere minacciato.
- Prendere informazioni concrete sulla situazione: chiedetegli di descrivere come e quando si verificano gli episodi e chi è coinvolto. Scoprite i suoi tentativi per farli smettere, quello che ha, o che non ha funzionato.
- Insegnare a vostro figlio come rispondere: non promuovere ritorsioni o vendette di vostro figlio contro un bullo. Esortatelo inizialmente ad ignorarlo e a chiedere aiuto a un insegnante, un allenatore o un adulto nella scuola. Suggeritegli di andare sempre con qualcuno nei luoghi in cui pensa che potrebbe essere preso di mira. Allo stesso modo, ditegli di non rispondere al cyber bullismo e di bloccare il bullo sul telefono e sui social media.
- Parlare con vostro figlio di tecnologia: assicuratevi di sapere come utilizza internet, i social e il telefono. Create un "contratto sull’uso della tecnologia" che elenca le regole della famiglia per un utilizzo sicuro e rispettoso dei dispositivi elettronici. Questo contratto dovrebbe includere il diritto per i genitori di guardare i dispositivi se si abbiano preoccupazioni per la sicurezza e comunque in sua presenza. I nomi utente e le password vanno messi nel contratto. Se vostro figlio viene bullizzato su internet non togliete l’accesso al computer: i ragazzi potrebbero essere riluttanti a segnalare il bullismo per paura di vedersi togliere cellulare o internet.
- Scrivetevi i dettagli degli episodi: la data, chi era coinvolto e cosa accadde nello specifico. Salvate screen hot di mail e testi. Registrate i fatti il più oggettivamente possibile.
- Contattate le autorità competenti: chiedete aiuto preside e agli insegnanti. Segnalate il cyberbullying ai fornitori di servizi web o cellulari o siti. Se il ragazzo è stato fisicamente attaccato o minacciato chiamate la polizia .
- Non date colpe ma chiedete aiuto per risolvere il problema: restate in contatto con i funzionari scolastici. Se il bullismo continua, insistete ancora.
- Chiedete se esiste uno specifico protocollo contro il bullismo nella scuola e se non c’è chiedete di attivarlo.
- Consultate uno psicoterapeuta formato all’utilizzo dell’ EMDR, una pratica psicoterapeutica molto efficace ad elaborare questo genere di traumi se vostro figlio è stato ferito o traumatizzato da un maltrattamento continuo.
- Considerate di parlare con un avvocato.
COME DOVREBBERO COMPORTARSI GLI AMICI
Spesso i ragazzi vittime di bullismo partono da una condizione di maggiore isolamento dal gruppo dei pari che ne facilità il ruolo di vittima predestinata.
Nel gruppo di amici prevalgono due tipologie di comportamento: quello complice e quello indifferente di chi non fa nulla per paura di ritorsioni da parte del branco.
La mancanza di reazione dei pari amplifica il senso di solitudine del ragazzo vittima di bullismo, sostenendo sensi di colpa che impediscono di comunicare agli adulti la condizione vissuta.
Bisogna insegnare ai ragazzi che anche il silenzio è nefasto.
COME PREVENIRE IL BULLISMO: L’ EDUCAZIONE ALLA TOLLERANZA E AL CONTATTO EMOTIVO
I genitori dovrebbero incoraggiare la cultura della tolleranza e del contatto emotivo insegnando ai propri figli a:
- Osservare le diversità senza stigmatizzare e senza escludere (che sono i due elementi che motivano la scelta della vittima), tutelare le persone che in quel momento della vita sono più deboli.
- Non perseguitare le fragilità di una persona.
- Non offendere compagni o amici per differenze di genere, razza, religione o identità sessuale, condizione sociale.
- Coinvolgere coetanei che sono esclusi dai giochi.
- Allenare se stessi i propri figli a entrare in contatto e riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri. Il cartone animato "Inside out" è un meraviglio strumento di conoscenza e allenamento in questo senso.
L’incapacità di riconoscere e dare nome a ciò che si sente e l’ impossibilità percepita di condividere i propri sentimenti più profondi con gli altri sono gli aspetti che hanno in comune sia la vittima che il bullo; sono la base di fragilità personale su cui si sviluppa l’idea di sé come debole e diverso con cui la vittima si identifica completamente e da cui il bullo fugge energicamente attraverso i suoi comportamenti prepotenti.
Pensando ad entrambi vittime e bulli, vorrei terminare questo articolo citando le parole Albert Einstein: "Il mondo è un posto pericoloso non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda e lascia fare".
Vigiliamo.
Solo negli ultimi mesi sono almeno sei persone. Quando è accaduto, la maggior parte di loro erano adolescenti ed era tra la fine degli anni settanta e gli anni ottanta quando il fenomeno forse ancora non era così noto.
Sono almeno sei le persone che seguo in psicoterapia e che mi chiedono aiuto per motivi diversi: sintomi d’ansia, sensazione di vuoto e solitudine, confusione, sfiducia negli altri e difficoltà a creare relazioni intime adulte profonde, tendenza a cambiare partner, attacchi di ansia o panico, svenimenti, impulso ai tagliarsi sul corpo. Eppure durante il mio delicato lavoro di ricerca nel passato, dei luoghi e dei tempi antichi dove hanno origine le fragilità personali a causa delle quali oggi sviluppano questi sintomi, sono arrivata sempre lì, e lì ci siamo fermati a lavorare: agli episodi di bullismo subiti ai tempi della scuola.
Per ciascuno oggi ha assunto una forma e un sintomo diverso, ma la storia comune è quella.
Oggi basta vedere un telegiornale per ascoltare quasi quotidianamente storie atroci e assurde di violenza da parte di branchi di bulli, si organizzano convegni nelle scuole, si scrivono articoli, si stilano protocolli anti bullismo nelle scuole, eppure questo drammatico fenomeno sembra ancora lontano dall'essere compreso, se ancora non si riesce a sviluppare una sensibilità comune, una competenza per stroncarlo sul nascere.
E allora parliamone ancora e poi ancora per sensibilizzare proprio tutti, genitori in primis ma anche amici, insegnanti, baby sitter, bidelli, medici, autisti di pullman scolastici e di linea, baristi, dipendenti delle sale giochi, persone sensibili e intuitive che ruotano intorno al mondo dei bambini e dei ragazzi.
Parliamone per informarci e per sapere cosa dover osservare, cosa dover fare se abbiamo dei dubbi, per sentirci più capaci di gestire la situazione e meno reticenti anche solo a palesare il sospetto che nascondiamo dentro di noi.
Thomas Jefferson autore della dichiarazione d’indipendenza nel 1776, a sostegno dell’egualitarismo formale e legale di tutti gli esseri umani negli Stati Uniti, scriveva:”l’eterna vigilanza è il prezzo della libertà”.
LE TESTIMONIANZE
Non ha mai capito perché le sia successo tutto questo. A. sa solo che da un anno e mezzo quando passava lungo i corridoi i compagni smettevano di parlare e la guardavano. Alcuni ridevano, altri la offendevano palesemente. A., che oggi ha 16 anni, inizialmente non ci ha fatto caso. Poi quando tutti i suoi amici le hanno voltato le spalle ha capito che qualcuno aveva deciso di rovinarle la vita. Un compagno di scuola, un ragazzo ripetente, l'aveva scelta come vittima ai tempi delle Medie.
Forse perché A. era carina e non gli dava attenzione. Due anni dopo lei, studentessa delle Superiori in un Liceo, è salita su un palco davanti a circa 700 ragazzi per dire che di bullismo si può morire, ma anche guarire. Lei ce l'ha fatta grazie a una lettera, grazie all'abbraccio interminabile e soffocante di una madre che la vedeva appassire senza capire il perché e che solo poche settimane fa ha scoperto che la sua bambina era diventata per tutti ai tempi delle medie "la poco di buono che fa sesso con chiunque".
Un incubo durato due anni: «Ho buttato fuori il dolore per la prima volta», racconta la ragazza. «Una professoressa ci aveva chiesto di scrivere una poesia, io ci ho messo dentro anche la mia storia, mi è servito tanto, è stata la mia salvezza». Quando Luca Pagliari, il giornalista e comunicatore diventato il nemico numero 1 di bulli e cyber bulli era stato nella sua scuola per il primo incontro della campagna "Socialmente Consapevoli“, la ragazza ha capito che era arrivato il momento di rompere il silenzio. Ha parlato degli insulti, delle telefonate, delle chat su whatsApp in cui lei era "la puttana che la dà a tutti". Ha parlato del peso degli sguardi appiccicati addosso, della solitudine, dell'essere rimasta «con una sola amica che ha sempre creduto in me». Ha raccontato anche della voglia di farla finita, dei gesti di autolesionismo. Poi la poesia, la telefonata di Pagliari, la necessità di confrontarsi. La verità è venuta fuori. Ed è iniziata la risalita.
Altri casi sono più drammatici come nella storia di C. che, costretta a rientrare a scuola dove era presa di mira da alcuni compagni, si è sentita senza via di scampo e ha optato per quel gesto sconsiderato. Stava vivendo un dramma e non ne aveva parlato a nessuno. Forse si vergognava, pensava di non potersi fidare di nessuno. In effetti se un ragazzo è preso di mira dai compagni raramente lo fa sapere, magari per paura di non essere creduto dall’adulto, magari perché si sente fragile teme per la propria incolumità fisica o di venire escluso in misura maggiore di quanto non stia già accadendo e peggiorare ulteriormente la situazione.
Nessun movente apparente come nelle storie di tanti che improvvisamente si ritrovano ad essere etichettati come i "portajella della classe", sistematicamente esclusi dai giochi o nei gruppi di studio perché nessuno li sceglie o li invita a partecipare in una specie di gioco perverso di gruppo.
La cosa più disarmante è non sapere perché sei finito nel loro mirino.
LO CHIAMANO BULLISMO
E’ una forma di aggressione in cui uno, ma spesso più ragazzi, ripetutamente e intenzionalmente offendono intimidiscono, molestano o picchiano un compagno percepito come incapace di difendersi e per questo designato come vittima.
La vittima dal canto suo si colpevolizza anche da sola come se qualche propria caratteristica potesse davvero giustificare le persecuzioni.
Il Bullo tende a umiliare la vittima come se ciò che fa non avesse un impatto emotivo sulla vittima, come fosse un modo di “scherzare" e questo fa sì che anche altri oltrepassino i limiti e si accaniscano contro un compagno considerato inferiore e contro cui sembra più lecito o meno grave esercitare violenza.
Il bullo non comprende la gravità del suo comportamento: fa il prepotente per divertirsi, per mettersi in mostra agli occhi dei compagni. Lo dimostra il fatto che, come condividono i miei pazienti, i bulli a distanza di dieci o vent’anni dalle aggressioni chiedono l’amicizia su facebook, o favori in virtù dell’attività professionale della vittima o invitano per un caffè al bar se incontrati per strada.
La vittima può suscitare gelosia per un’amicizia che ha, oppure suscita invidia per il suo successo scolastico o personifica quelle caratteristiche di fragilità e debolezza in cui il bullo non vuole riconoscersi e da cui fugge inconsapevolmente, e che attacca altrettanto inconsapevolmente.
Ne consegue "un gioco perverso senza vincitori né vinti" in cui è difficile a volte distinguere nel tempo tra vittima e carnefice. Il carnefice di oggi è stato la vittima di ieri o sarà la vittima di domani se nessuno si accorge di ciò che sta facendo. Studi longitudinali infatti dimostrano l’evoluzione verso azioni antisociali, delinquenziali in età adulta del bullo.
I NUMERI
Secondo le indagini ISTAT 2018 in Italia un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo. L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni anche se il periodo più critico sembra essere fra 11 e 13. È quanto emerge da uno studio dell’Istat che fotografa la situazione dell’anno 2014. Secondo i dati del Rapporto Censis 2016 il 52,7% degli studenti tra 11 e 17 anni nel corso dell’anno ha subito comportamenti offensivi, o violenti da parte dei coetanei.
Il cyber bullismo è l’altra faccia della stessa medaglia. Secondo i dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza il 10% degli adolescenti tra gli 11 e i 13 anni subisce cyber bullismo rispetto all’8,5% dei ragazzi più grandi tra i 14 e i 19 anni. Le femmine sono ancora le vittime predilette (70%) dai cyber bulli che sono per oltre il 60% di sesso maschile.
Bullismo e Cyber bullismo sono fenomeni in aumento nel nostro Paese.
TIPI DI BULLISMO
Il bullismo può assumere molte forme:
- Fisico quando comprende botte, sgambetti, calci, furto o danneggiamento degli oggetti di proprietà della vittima.
- Verbale quando include prese in giro, appellativi ingiuriosi, dispetti e commenti sessuali inappropriati.
- Psicologico o sociale quando comporta diffondere voci false su un ragazzo, imbarazzarlo in pubblico o escluderlo da un gruppo.
- Virtuale (il cyber bullismo) che prevede l’utilizzo di un mezzo elettronico per diffondere contenuti usati per minacciare o danneggiare la vittima.
I CAMPANELLI D ALLARME
Subire atti di bullismo da bambini o adolescenti può avere conseguenze per tutta la vita.
È possibile però imparare ad ascoltare le preoccupazioni dei nostri ragazzi e riconoscere i segni del disagio per capire insieme cosa fare.
Se vostro figlio viene bullizzato potrebbe non parlarne per paura o imbarazzo. I segnali di avvertimento potrebbero essere vaghi e simili ai campanelli di allarme che riguardano altri problemi di salute. Attenzione però a cambiamenti improvvisi tra cui:
- Bruschi cambiamenti di umore: Tristezza ricorrente dopo essere stati al telefono oppure online senza una spiegazione ragionevole, ansia, bassa autostima, pensieri autolesionistici e suicidi.
- Problemi fisici: mal di testa, di pancia, di stomaco o altri problemi fisici. Insonnia, cambiamenti nelle abitudini alimentari.
- Andamento scolastico: oscillazioni inaspettate nel rendimento, perdita di interesse e di motivazione allo studio. Le vittime, infatti, possono aver paura di andare a scuola e hanno maggiori probabilità di avere voti bassi, di essere sospesi, di perdere saltare o abbandonare la scuola.
- Abuso di sostanze: c’è maggiore probabilità che gli adolescenti facciano uso di alcool droghe o farmaci.
- Violenza: anche se raramente possibilità che reagisca in modo violento contro i persecutori.
- Perdita o rottura di vestiti, oggetti elettronici o altri beni personali.
- Disinteresse improvviso per gli amici o per uscite di gruppo.
COSA FARE SE VOSTRO FIGLIO E’ VITTIMA DI BULLISMO
Se sospettate che vostro figlio sia vittima di bullismo dovreste:
- Incoraggiarlo a condividere le sue preoccupazioni. Restate tranquilli, ascoltate in modo amorevole, esprimete comprensione e interesse. Ricordate che una parte del ragazzo sente che la persecuzione è “giusta” perché si percepisce “diverso" dagli altri a prescindere dal bullismo che subisce. Ricordategli che non deve sentirsi colpevole di essere minacciato.
- Prendere informazioni concrete sulla situazione: chiedetegli di descrivere come e quando si verificano gli episodi e chi è coinvolto. Scoprite i suoi tentativi per farli smettere, quello che ha, o che non ha funzionato.
- Insegnare a vostro figlio come rispondere: non promuovere ritorsioni o vendette di vostro figlio contro un bullo. Esortatelo inizialmente ad ignorarlo e a chiedere aiuto a un insegnante, un allenatore o un adulto nella scuola. Suggeritegli di andare sempre con qualcuno nei luoghi in cui pensa che potrebbe essere preso di mira. Allo stesso modo, ditegli di non rispondere al cyber bullismo e di bloccare il bullo sul telefono e sui social media.
- Parlare con vostro figlio di tecnologia: assicuratevi di sapere come utilizza internet, i social e il telefono. Create un "contratto sull’uso della tecnologia" che elenca le regole della famiglia per un utilizzo sicuro e rispettoso dei dispositivi elettronici. Questo contratto dovrebbe includere il diritto per i genitori di guardare i dispositivi se si abbiano preoccupazioni per la sicurezza e comunque in sua presenza. I nomi utente e le password vanno messi nel contratto. Se vostro figlio viene bullizzato su internet non togliete l’accesso al computer: i ragazzi potrebbero essere riluttanti a segnalare il bullismo per paura di vedersi togliere cellulare o internet.
- Scrivetevi i dettagli degli episodi: la data, chi era coinvolto e cosa accadde nello specifico. Salvate screen hot di mail e testi. Registrate i fatti il più oggettivamente possibile.
- Contattate le autorità competenti: chiedete aiuto preside e agli insegnanti. Segnalate il cyberbullying ai fornitori di servizi web o cellulari o siti. Se il ragazzo è stato fisicamente attaccato o minacciato chiamate la polizia .
- Non date colpe ma chiedete aiuto per risolvere il problema: restate in contatto con i funzionari scolastici. Se il bullismo continua, insistete ancora.
- Chiedete se esiste uno specifico protocollo contro il bullismo nella scuola e se non c’è chiedete di attivarlo.
- Consultate uno psicoterapeuta formato all’utilizzo dell’ EMDR, una pratica psicoterapeutica molto efficace ad elaborare questo genere di traumi se vostro figlio è stato ferito o traumatizzato da un maltrattamento continuo.
- Considerate di parlare con un avvocato.
COME DOVREBBERO COMPORTARSI GLI AMICI
Spesso i ragazzi vittime di bullismo partono da una condizione di maggiore isolamento dal gruppo dei pari che ne facilità il ruolo di vittima predestinata.
Nel gruppo di amici prevalgono due tipologie di comportamento: quello complice e quello indifferente di chi non fa nulla per paura di ritorsioni da parte del branco.
La mancanza di reazione dei pari amplifica il senso di solitudine del ragazzo vittima di bullismo, sostenendo sensi di colpa che impediscono di comunicare agli adulti la condizione vissuta.
Bisogna insegnare ai ragazzi che anche il silenzio è nefasto.
COME PREVENIRE IL BULLISMO: L’ EDUCAZIONE ALLA TOLLERANZA E AL CONTATTO EMOTIVO
I genitori dovrebbero incoraggiare la cultura della tolleranza e del contatto emotivo insegnando ai propri figli a:
- Osservare le diversità senza stigmatizzare e senza escludere (che sono i due elementi che motivano la scelta della vittima), tutelare le persone che in quel momento della vita sono più deboli.
- Non perseguitare le fragilità di una persona.
- Non offendere compagni o amici per differenze di genere, razza, religione o identità sessuale, condizione sociale.
- Coinvolgere coetanei che sono esclusi dai giochi.
- Allenare se stessi i propri figli a entrare in contatto e riconoscere le proprie emozioni e quelle degli altri. Il cartone animato "Inside out" è un meraviglio strumento di conoscenza e allenamento in questo senso.
L’incapacità di riconoscere e dare nome a ciò che si sente e l’ impossibilità percepita di condividere i propri sentimenti più profondi con gli altri sono gli aspetti che hanno in comune sia la vittima che il bullo; sono la base di fragilità personale su cui si sviluppa l’idea di sé come debole e diverso con cui la vittima si identifica completamente e da cui il bullo fugge energicamente attraverso i suoi comportamenti prepotenti.
Pensando ad entrambi vittime e bulli, vorrei terminare questo articolo citando le parole Albert Einstein: "Il mondo è un posto pericoloso non a causa di chi fa del male, ma a causa di chi guarda e lascia fare".
Vigiliamo.