Consigli per gli amici e i familiari di una persona con un Disturbo di Panico
L’attacco di panico è un disturbo molto intenso che terrorizza e lascia impotente. Come si può essere d’aiuto alle persone che ne soffrono?
Avere a che fare con gli attacchi di panico è una sfida molto impegnativa che non riguarda solo chi ne è afflitto, ma anche le persone che sono vicine alla persona che ne soffre e che vorrebbero aiutarla.
La prima difficoltà che si incontra nel voler aiutare un amico o un familiare che soffre del Disturbo di Panico, sta nel fatto che non si riesce a capire cosa gli sta accadendo. Chi non ha mai sofferto di un attacco di panico non ha idea di cosa sperimentano le persone che ne soffrono.
Così, quando una persona a cui si vuole bene soffre di attacchi di panico, naturalmente si vorrebbe aiutarla, ma spesso si hanno molti dubbi su come comportarsi, su cosa fare o dire in pratica.
Questo articolo fornisce alcuni consigli pratici utili per riuscire ad aiutare una persona cara che soffre di attacchi di panico.
Conoscere i fatti
Il primo passo consiste nell’informarsi su cosa sia realmente il Disturbo di Panico. Esistono molte informazioni da acquisire e molti falsi miti da smentire.
E’ possibile raccogliere informazioni su questo disturbo, sui suoi sintomi e sul suo trattamento, interrogando il proprio medico di base, oppure leggendo libri in tema di attacchi di panico o navigando su Internet.
Esistono molti pregiudizi circa gli attacchi di panico, che bisogna abbattere se si vuole essere d’aiuto. Ad esempio, molte persone credono che questo disturbo consista semplicemente in una mancanza di auto-controllo della persona. Questo pregiudizio porta a sostenere che se la persona “facesse un po’ di più”, “se si sforzasse di controllarsi almeno un po’”, il disturbo potrebbe essere tranquillamente affrontato “senza fare tante storie”. Questo pregiudizio è sposato da quelle persone che ovviamente non hanno mai sperimentato un attacco di panico e che, implicitamente o esplicitamente, criticano la persona sofferente, biasimandola di essere iper-emotiva e di non sforzarsi di controllare le proprie emozioni.
La verità è che il Disturbo di Panico è una condizione medica reale e diagnosticabile, caratterizzata da sintomi fisici, emotivi e cognitivi.
Gli indicatori più comuni di un attacco di panico sono la sudorazione, i tremori e la paura di morire.
Un fattore molto importante da conoscere, poi, è il fatto che, poiché i sintomi di questo disturbo sono così faticosi, la persona che ne soffre è di solito spaventata dalla possibilità di avere un attacco di panico in futuro, ed ha quindi una paura anticipatoria. Per quanto possa apparire paradossale, questa è una sensazione vissuta molto intensamente: la paura di aver paura.
La paura anticipatoria può portare ad avere un disturbo ulteriore chiamato agorafobia, che consiste nell’aver paura di avere un attacco di panico e nell’evitare posti o situazioni che possano innescarlo. Per qualcuno il sintomo dell’agorafobia può essere così intenso che la persona arriva ad evitare molti luoghi o addirittura tutti i luoghi, rimanendo letteralmente chiuso in casa.
Sostenere
La persona che soffre di attacchi di panico, ha molto bisogno di sostegno da parte dei propri cari, e spesso soffre di solitudine per l’isolamento in cui si è costretta a vivere. Quindi una delle cose che è possibile fare per lei è divenire parte della sua rete di sostegno.
Sostenere può voler dire aiutare la persona nelle proprie attività e spostamenti quotidiani, ma può anche voler dire aiutarla a prendersi cura del disturbo, ad esempio accompagnandola in psicoterapia.
Mentre sta seguendo un percorso di psicoterapia, la persona solitamente alterna dei passi in avanti verso la guarigione a dei passi indietro verso il sintomo. Sostenere la persona significa sottolineare i suoi passi in avanti, per piccoli che possano sembrare agli altri. Ad esempio, una persona che prima non riusciva ad uscire di casa e che ora riesce a uscire solo per fare il giro del palazzo e rientrare in casa, va sostenuta anche solo in questo. E’ opportuno ricordarle che questo è il primo passo, senza il quale non saranno possibili passi ulteriori.
Quando la persona fa dei passi indietro (ad esempio era riuscita ad uscire di casa ed ora non ce la fa più), ha bisogno del sostegno dei propri amici e familiari per mantenere la rotta verso la guarigione e per continuare la terapia.
Naturalmente occorre ricordare ciò che è bene per l’altro, senza però divenire oppressivi: la persona ha già da portare il peso del proprio disturbo e non ha sicuramente bisogno di consigli insistenti, che la facciano sentire ancora più sbagliata!
Il sostegno deve quindi essere rispettoso della persona e dei suoi successi raggiunti, in un equilibrio tra accettazione dell’altro e incoraggiamento al cambiamento che è talvolta difficile da individuare.
Non aggravare la situazione durante l’attacco
Se capita di essere presenti durante l’attacco di panico di una persona cara è importante rimanere calmi. Se la persona con l’attacco di panico avverte che chi gli è vicino è spaventato, o peggio arrabbiato, i suoi sintomi possono aggravarsi.
Fondamentale per mantenere la calma è conoscere i fatti, perché se ci si sarà informati sul Disturbo di Panico, si saprà prevederne i sintomi e si saprà che l’attacco di panico è sì un sintomo molto disturbante, ma non è un fattore di rischio per la vita (nonostante il fatto che la persona sofferente possa essere convinta di star per morire).
Ovviamente può essere pesante dover accompagnare la persona all’ospedale, o essere contattati al lavoro dalla persona che sta avendo un attacco di panico, tuttavia, arrabbiarsi con lei o biasimarla porterà unicamente ad un aggravarsi dei sintomi.
Parlare alla persona e ascoltarla durante l’attacco
Se capita di essere presenti durante un attacco, sarà poi utile parlare alla persona, permettendole di dire esplicitamente cosa le sta capitando chiedendole di tanto in tanto: “Come ti stai sentendo ora?”, e ascoltando cosa ha da dire rispetto alla sua paura.
E’ importante rassicurare la persona che sta avendo un attacco di panico, dicendole che si trova al sicuro, in un luogo sicuro, e che si resterà con lei tutto il tempo che servirà. Non bisognerà fare grandi discorsi, basteranno piccole frasi, tipo: “Sei al sicuro”, “Non ti preoccupare”, “Sto qui con te”.
Può anche essere utile prenderle una mano, o portarle un bicchiere d’acqua.
Prendersi cura di sé
Può sembrare banale, ma va sottolineata l’importanza per la persona che presta aiuto di non scordarsi di prendersi cura di sé. Sostenere una persona con gli attacchi di panico può essere infatti molto faticoso e, talvolta, soffocante.
Se ci si rende conto che si sta dando troppo alla persona cara, se pur sofferente, occorre fare un passo indietro per riprendersi i propri spazi dove ritrovare le proprie energie. Se si continua a fare troppo si otterrà solamente il risultato di accumulare risentimento verso la persona cara. Risentimento che prima o poi esploderà in modo distruttivo.
E’ quindi opportuno trovare un equilibrio tra il prendersi cura dell’altro e il prendersi cura di sé, nei modi che si conoscono essere benefici per sé: fare sport, curare la propria alimentazione, portare avanti i propri hobby, prendere parte a situazioni sociali piacevoli, rispettare le scadenze prefissate, e così via.
Anche se stare vicino ad una persona cara che soffre di un Disturbo di Panico è sicuramente faticoso, aiutarla ad affrontare le sue difficoltà può nutrire e accrescere la qualità della relazione esistente. Nel supportare la persona cara in questo difficile percorso, la comunicazione può divenire più efficiente, la fiducia può approfondirsi e l’intimità emotiva farsi più profonda.
La gentilezza, l’empatia, la comprensione, la pazienza e l’amore di un amico o di un familiare possono rappresentare il migliore strumento di guarigione a disposizione di una persona che soffre di un Disturbo di Panico.
La prima difficoltà che si incontra nel voler aiutare un amico o un familiare che soffre del Disturbo di Panico, sta nel fatto che non si riesce a capire cosa gli sta accadendo. Chi non ha mai sofferto di un attacco di panico non ha idea di cosa sperimentano le persone che ne soffrono.
Così, quando una persona a cui si vuole bene soffre di attacchi di panico, naturalmente si vorrebbe aiutarla, ma spesso si hanno molti dubbi su come comportarsi, su cosa fare o dire in pratica.
Questo articolo fornisce alcuni consigli pratici utili per riuscire ad aiutare una persona cara che soffre di attacchi di panico.
Conoscere i fatti
Il primo passo consiste nell’informarsi su cosa sia realmente il Disturbo di Panico. Esistono molte informazioni da acquisire e molti falsi miti da smentire.
E’ possibile raccogliere informazioni su questo disturbo, sui suoi sintomi e sul suo trattamento, interrogando il proprio medico di base, oppure leggendo libri in tema di attacchi di panico o navigando su Internet.
Esistono molti pregiudizi circa gli attacchi di panico, che bisogna abbattere se si vuole essere d’aiuto. Ad esempio, molte persone credono che questo disturbo consista semplicemente in una mancanza di auto-controllo della persona. Questo pregiudizio porta a sostenere che se la persona “facesse un po’ di più”, “se si sforzasse di controllarsi almeno un po’”, il disturbo potrebbe essere tranquillamente affrontato “senza fare tante storie”. Questo pregiudizio è sposato da quelle persone che ovviamente non hanno mai sperimentato un attacco di panico e che, implicitamente o esplicitamente, criticano la persona sofferente, biasimandola di essere iper-emotiva e di non sforzarsi di controllare le proprie emozioni.
La verità è che il Disturbo di Panico è una condizione medica reale e diagnosticabile, caratterizzata da sintomi fisici, emotivi e cognitivi.
Gli indicatori più comuni di un attacco di panico sono la sudorazione, i tremori e la paura di morire.
Un fattore molto importante da conoscere, poi, è il fatto che, poiché i sintomi di questo disturbo sono così faticosi, la persona che ne soffre è di solito spaventata dalla possibilità di avere un attacco di panico in futuro, ed ha quindi una paura anticipatoria. Per quanto possa apparire paradossale, questa è una sensazione vissuta molto intensamente: la paura di aver paura.
La paura anticipatoria può portare ad avere un disturbo ulteriore chiamato agorafobia, che consiste nell’aver paura di avere un attacco di panico e nell’evitare posti o situazioni che possano innescarlo. Per qualcuno il sintomo dell’agorafobia può essere così intenso che la persona arriva ad evitare molti luoghi o addirittura tutti i luoghi, rimanendo letteralmente chiuso in casa.
Sostenere
La persona che soffre di attacchi di panico, ha molto bisogno di sostegno da parte dei propri cari, e spesso soffre di solitudine per l’isolamento in cui si è costretta a vivere. Quindi una delle cose che è possibile fare per lei è divenire parte della sua rete di sostegno.
Sostenere può voler dire aiutare la persona nelle proprie attività e spostamenti quotidiani, ma può anche voler dire aiutarla a prendersi cura del disturbo, ad esempio accompagnandola in psicoterapia.
Mentre sta seguendo un percorso di psicoterapia, la persona solitamente alterna dei passi in avanti verso la guarigione a dei passi indietro verso il sintomo. Sostenere la persona significa sottolineare i suoi passi in avanti, per piccoli che possano sembrare agli altri. Ad esempio, una persona che prima non riusciva ad uscire di casa e che ora riesce a uscire solo per fare il giro del palazzo e rientrare in casa, va sostenuta anche solo in questo. E’ opportuno ricordarle che questo è il primo passo, senza il quale non saranno possibili passi ulteriori.
Quando la persona fa dei passi indietro (ad esempio era riuscita ad uscire di casa ed ora non ce la fa più), ha bisogno del sostegno dei propri amici e familiari per mantenere la rotta verso la guarigione e per continuare la terapia.
Naturalmente occorre ricordare ciò che è bene per l’altro, senza però divenire oppressivi: la persona ha già da portare il peso del proprio disturbo e non ha sicuramente bisogno di consigli insistenti, che la facciano sentire ancora più sbagliata!
Il sostegno deve quindi essere rispettoso della persona e dei suoi successi raggiunti, in un equilibrio tra accettazione dell’altro e incoraggiamento al cambiamento che è talvolta difficile da individuare.
Non aggravare la situazione durante l’attacco
Se capita di essere presenti durante l’attacco di panico di una persona cara è importante rimanere calmi. Se la persona con l’attacco di panico avverte che chi gli è vicino è spaventato, o peggio arrabbiato, i suoi sintomi possono aggravarsi.
Fondamentale per mantenere la calma è conoscere i fatti, perché se ci si sarà informati sul Disturbo di Panico, si saprà prevederne i sintomi e si saprà che l’attacco di panico è sì un sintomo molto disturbante, ma non è un fattore di rischio per la vita (nonostante il fatto che la persona sofferente possa essere convinta di star per morire).
Ovviamente può essere pesante dover accompagnare la persona all’ospedale, o essere contattati al lavoro dalla persona che sta avendo un attacco di panico, tuttavia, arrabbiarsi con lei o biasimarla porterà unicamente ad un aggravarsi dei sintomi.
Parlare alla persona e ascoltarla durante l’attacco
Se capita di essere presenti durante un attacco, sarà poi utile parlare alla persona, permettendole di dire esplicitamente cosa le sta capitando chiedendole di tanto in tanto: “Come ti stai sentendo ora?”, e ascoltando cosa ha da dire rispetto alla sua paura.
E’ importante rassicurare la persona che sta avendo un attacco di panico, dicendole che si trova al sicuro, in un luogo sicuro, e che si resterà con lei tutto il tempo che servirà. Non bisognerà fare grandi discorsi, basteranno piccole frasi, tipo: “Sei al sicuro”, “Non ti preoccupare”, “Sto qui con te”.
Può anche essere utile prenderle una mano, o portarle un bicchiere d’acqua.
Prendersi cura di sé
Può sembrare banale, ma va sottolineata l’importanza per la persona che presta aiuto di non scordarsi di prendersi cura di sé. Sostenere una persona con gli attacchi di panico può essere infatti molto faticoso e, talvolta, soffocante.
Se ci si rende conto che si sta dando troppo alla persona cara, se pur sofferente, occorre fare un passo indietro per riprendersi i propri spazi dove ritrovare le proprie energie. Se si continua a fare troppo si otterrà solamente il risultato di accumulare risentimento verso la persona cara. Risentimento che prima o poi esploderà in modo distruttivo.
E’ quindi opportuno trovare un equilibrio tra il prendersi cura dell’altro e il prendersi cura di sé, nei modi che si conoscono essere benefici per sé: fare sport, curare la propria alimentazione, portare avanti i propri hobby, prendere parte a situazioni sociali piacevoli, rispettare le scadenze prefissate, e così via.
Anche se stare vicino ad una persona cara che soffre di un Disturbo di Panico è sicuramente faticoso, aiutarla ad affrontare le sue difficoltà può nutrire e accrescere la qualità della relazione esistente. Nel supportare la persona cara in questo difficile percorso, la comunicazione può divenire più efficiente, la fiducia può approfondirsi e l’intimità emotiva farsi più profonda.
La gentilezza, l’empatia, la comprensione, la pazienza e l’amore di un amico o di un familiare possono rappresentare il migliore strumento di guarigione a disposizione di una persona che soffre di un Disturbo di Panico.