Pulsantiera di navigazione Home Page
Articoli

Maternità 3.0

La maternità è un periodo di intenso cambiamento per la mamma, il coniuge, la coppia e il sistema famigliare, in cui la donna si trova di fronte a delle sfide e a delle difficoltà: purtroppo nella maggior parte dei casi non si dà alla neo-mamma il permesso di chiedere aiuto e sostegno e in tal modo si sottovalutano le problematiche che possono derivare da una depressione post-partum.
 

Fotografia
Esiste ancora il mito della maternità accompagnata solo da grande felicità e senso di autorealizzazione e della donna che crede di dover essere perfetta e di non poter mostrare disagio, emozioni e difficoltà. Le mamme non si sentono legittimate, si “vergognano” e fanno fatica a chiedere aiuto mostrando ciò che sentono per timore del giudizio altrui. Ciò è indotto dal contesto sociale che respinge il vissuto depressivo considerandolo come sinonimo di "cattiva madre".

La gravidanza è un periodo intriso di cambiamenti: di tipo sociale, lavorativo, famigliare, fisico.

E' un vero e proprio momento di transizione ed una sfida importante in cui le donne cominciano a prendere le misure con il ruolo che assumeranno per tutta la vita, quello di essere madri. È un periodo intenso, spesso sottovalutato, in cui hanno luogo molte "prime volte": il primo abbraccio, il primo sguardo, il primo cambio di pannolino, la prima notte insonne, in cui le donne provano i primi attimi di sconforto, tristezza e confusione. Durante queste "prime volte" è possibile che si possano attivare una serie di vulnerabilità e senso di sfiducia. Per questi motivi è una fase della vita da guardare con la massima attenzione e cura.

Più si interviene precocemente fornendo un adeguato contesto di cura e informazione alle neo-mamme e più si evitano i rischi di sviluppo di una depressione post-partum.

Attenzione però: nel delicato momento del post-partum, le donne sono maggiormente riluttanti nel chiedere una consultazione in modo autonomo, a causa di una inadeguata informazione riguardo ai segni della depressione, che le induce a sottovalutare la gravità dei sintomi della sfera depressiva.

In Europa la depressione colpisce 40 milioni di individui, 3 milioni sono solo in Italia, gli italiani che si ammalano sono tra il 4,4 e 7% della popolazione. L’esperienza del parto è considerata potenzialmente traumatica non solo se associata ad eventi oggettivamente traumatici ma anche per il carico emozionale che la accompagna, per lo stress, il timore del dolore fisico la paura di avere un cambiamento drastico del proprio corpo e le preoccupazioni per il nascituro che la donna vive in gravidanza.

È importante saper distinguere la depressione post-partum da un normale periodo in cui le neomamme possono sperimentare una leggera deflessione dell’umore, sentimenti di inadeguatezza rispetto al ruolo di madre, crisi di pianto, irritabilità, insonnia, ansia. Questi sintomi caratterizzano il “maternity blues” (blues significa malinconia) e dipendono dal fisiologico cambiamento ormonale dovuto allo stress del travaglio e dal dolore del parto. I sintomi del "maternity blues", a differenza della depressione post-partum, scompaiono generalmente in pochi giorni e non necessitano di alcun tipo di trattamento se non comprensione e sostegno da parte del partner e della famiglia.

La depressione post-partum, invece, si presenta entro sei mesi dopo il parto e si protrae per settimane o mesi e necessita di un trattamento psicologico e psicosociale. Se non trattata, può evolversi in una depressione cronica che causa gravi conseguenze sulla donna come, ad esempio: ideazione suicidaria, difficoltà di risposta ai segnali del piccolo, problematiche relative allo sviluppo del bambino (come malnutrizione, difficoltà cognitive e disordini affettivi), problematiche nella relazione madre-bambino, crisi di coppia, etc ... 

Il supporto del coniuge è fondamentale in tali situazioni, per questo è importante che anche il coniuge venga aiutato a comprendere dove e come posizionarsi dopo la nascita del proprio figlio, inserendosi in questo nuovo equilibrio famigliare.

 
Come riconoscere la depressione post-partum:
 
Riguardo i sentimenti
 
  • Umore molto basso;
  • sensazione di inadeguatezza o di fallimento come madre;
  • disperazione per il futuro;
  • sensazione di vuoto, tristezza, pianto;
  • sentirsi inutile e colpevole;
  • paura di restare soli o di uscire;
  • timore per il neonato. 

Riguardo alle azioni
 
  • Mancanza di interesse o piacere nelle consuete attività;
  • eccessivo sonno o insonnia, incubi;
  • modifiche dell’appetito;
  • isolamento sociale;
  • non curarsi della propria igiene personale;
  • incapacità di far fronte alla routine quotidiana
  • agitazione o rallentamento psicomotorio.

Riguardo i pensieri
 
  • Incapacità di pensare chiaramente o prendere decisioni;
  • mancanza di concentrazione o di memoria;
  • idee di suicidio;
  • pensare di fuggire da tutto;
  • preoccuparsi di lasciare il partner o di essere lasciate;
  • preoccuparsi di fare del male al bambino.
 

Come prendersene cura

La depressione post-partum è molto più comune di quanto si pensi. Una volta riconosciuta, è importante chiedere un sostegno per superare questo momento e prendersi cura nel migliore dei modi del proprio figlio.

Esistono diversi approcci per la cura di tale disturbo: gruppi di auto-mutuo aiuto, sostegno alla genitorialità, psicoterapia di gruppo, farmacoterapia. La psicoterapia individuale è l’approccio più usato per la cura della depressione post-partum, a differenza del farmaco non ha alcuna controindicazione con l’allattamento (anche se a volte risulta essere necessario ma esclusivamente sotto il controllo del medico psichiatra). In particolare la terapia EMDR risulta essere molto efficace in quanto specifica per la risoluzione dei “traumi”; i sintomi emergono perché c’è un’esperienza di forte impatto rimasta irrisolta, per cui si va ad individuare l’evento che rende la donna più suscettibile al manifestarsi dei sintomi (la nascita del figlio in questo caso) e si elabora.

Dopo un percorso EMDR si riesce ad accogliere meglio il proprio dolore, a prendere atto della propria sofferenza emotiva con un maggior senso di serenità interiore. Spesso compare un cambiamento di prospettiva del ricordo stesso, si può guardare a se stessi con occhi più positivi, ci si apre a situazioni nuove e significative per l’individuo.

La maternità è una fase che “modifica e cambia la vita” della madre, del padre, della coppia e del sistema famigliare. Sono necessari pazienza, spirito di osservazione, voglia di impeganarsi e di cambiare. Solo in questo modo il cambiamento non genererà angoscia ma diventerà un’esperienza di ricchezza e gratificazione.

In ogni caso, anche durante un percorso di terapia indiviudale al fine di trattare una depressione post-partum, si parte dal presupposto che sia la madre la massima esperta del proprio bambino. Lo scopo è quello di lavorare insieme aiutandola a trovare gli strumenti, che il più delle volte già possiede, per accudire e rispondere alle esigenze del proprio cucciolo.
 

Bibliografia:
Roveraro S., Cattaneo M. C. , Chioriro V. (2016). Parto in arrivo. Milano: Red.
Onofri A., La Rosa C. (2017). Trauma, abuso e violenza. Andare oltre il dolore. Milano: San Paolo.
M. Zaccagnino (2017, Giugno) Workshop EMDR, Perinatalità e disagi della maternità.
Stampa la pagina