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La favola dell’adolescenza

Chi di noi, almeno una volta, durante l’adolescenza, non si è sentito Cenerentola?

Fotografia
Non mi riferisco, ovviamente, al rapporto di sfruttamento con la matrigna e le sorellastre, quanto all’insofferenza per il monito della fata turchina: “l’incantesimo svanirà a mezzanotte", monito che potremmo tradurre nel linguaggio moderno con un meno fiabesco: “a mezzanotte devi essere a casa, chiaro?”.
 
La ricerca dell’indipendenza dai genitori, e più in generale dal nucleo familiare, rappresenta il fulcro dell’intero processo di crescita nell’adolescenza.
 
Potremmo quindi pensare che raggiungendola la nostra vita migliori sensibilmente e che il traguardo sia accompagnato da Champagne e urla di gioia, tuttavia le aspettative sono ben lontane dalla realtà effettiva.
 
Qual è quindi la realtà? Cosa frena l’entusiasmo una volta raggiunta la tanto agognata indipendenza?
 
Per rispondere a queste domande è necessario fare un passo indietro, analizzando le condizioni e le contraddizioni proprie della pre e post adolescenza.
 
Siamo sempre stati così insofferenti alle richieste e alla presenza dei nostri genitori? Ovviamente no, basti pensare a quanto, da bambini, cercavamo il contatto e l’approvazione dei nostri genitori ogni qualvolta se ne presentava l’occasione. I genitori, infatti, rappresentano dei modelli ideali a cui ispirarsi e offrono al bambino un rifugio sicuro in cui crescere, proteggendolo dai pericoli del mondo.
 
Con l’arrivo della preadolescenza, tuttavia, le convinzioni maturate fino a quel momento dal bambino iniziano ad entrare in crisi: i genitori iniziano a perdere i tratti del supereroe e somigliano sempre più a mostri cattivi ed opprimenti.
 
La consapevolezza della fallibilità delle figure genitoriali comincia ad emergere sempre più prepotentemente e, parallelamente, nasce nel ragazzo il bisogno di diventare un soggetto attivo nel nucleo familiare e sociale. L’atteggiamento di ribellione, che caratterizza l’adolescente, è quindi estremamente naturale e sarà fondamentale per la formazione personale del ragazzo, portandolo alla decisione di abbandonare il nido e spiccare finalmente il volo.
 
Ma cosa accade una volta raggiunta l’indipendenza?
 
Essere i padroni della propria vita  e poter fare ciò che si vuole è probabilmente la conclusione più bella per la favola dell’adolescenza, ma la realtà si compone di un finale alternativo, senza dubbio più amaro: “L’indipendenza non ci rende mai totalmente liberi”.
 
Liberarci dalla protezione dei genitori ci pone di fronte alla paura del fallimento, alla necessità di far fronte alle difficoltà della vita affidandoci esclusivamente a noi stessi.
 
Le imposizioni della società non vengono più mediate dalla famiglia, la ribellione all’autorità non è più accetta ed il giovane adulto deve iniziare a tollerare il compromesso tra libertà personale e dovere sociale.
 
Un finale piuttosto tragico, non trovate? Non esattamente.
 
Se infatti, da una parte, siamo costretti a rivalutare la dipendenza e la conseguente protezione offerta dalla famiglia, dall’altra, siamo finalmente liberi di sbagliare, di realizzare per quanto possibile i nostri sogni e di continuare, quindi, a crescere.
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